Sulla possibilità di aver dimenticato come respirare

Ci sono alcuni aspetti dell’essere umano che sono imprescindibili. Alcuni sono fisiologici, come mangiare, bere o respirare, altri non sono direttamente collegati alla mera sopravvivenza. Il relazionarsi, la possibilità di potersi esprimere o l’appagamento dei sensi possono sembrare aspetti secondari, ma una vita passata a soddisfare i soli bisogni primari col tempo diventa monotona, se non addirittura insopportabile. È innegabile il fatto che vivendo in occidente, in Europa, ci troviamo nelle condizioni privilegiate in cui i nostri bisogni primari vengono pienamente ed abbondantemente soddisfatti, ma, per quanto riguarda il resto, la situazione cambia.

Se per tutti è chiaro come respirare, relazionarsi o esprimersi può non esserlo, perché spesso le condizioni in cui viviamo o i posti in cui stiamo fisicamente possono non permetterci di ottenere quello che vogliamo. Per questo superare gli ostacoli nella creazione di spazi o situazioni in cui l’esprimersi ed il relazionarsi risultano di nostro gradimento è diventato di vitale importanza. Di sicuro è complicato, sopratutto nel momento in cui quello che vuoi esprimere è dissenso e rabbia verso quello che ti circonda e le uniche relazioni che vuoi instaurare vorrebbero essere prive di catene gerarchiche ed autoritarie. In quest’ottica occupare un posto e dichiarare le proprie intenzioni è stato per anni un metodo anche piuttosto efficace. Ma tutto cambia, niente rimane immutabile o cristallizzato quando viene attraversato dal tempo e nell’ultimo periodo abbiamo iniziato ad accorgerci che questa cosa sta iniziando ad avere un prezzo. Stiamo perdendo terreno ogni giorno, ogni ora. L’autocritica spesso e volentieri è mancata e abbiamo dato per troppo tempo per scontato cose che altre persone avevano ottenuto davvero lottando e mettendoci ogni fibra del loro essere.

Stiamo perdendo la pratica dell’occupazione!

È iniziata una aperta campagna contro questa maniera di “sfangarsi” la vita: i discorsi di Salvini ed altri politicanti sono davvero chiari, ma da quella monnezza non ci si poteva aspettare altro. Hanno da sempre dichiarato guerra ai posti occupati, quelle che sono cambiate sono le condizioni in cui questa viene portata avanti. Ed è da qui che possiamo ricominciare a ragionare.

Molte volte diciamo che dobbiamo riappropriarci delle nostre vite, ma il prezzo da pagare forse ci è sembrato troppo salato. Ora ci troviamo nella condizione in cui ci stiamo rendendo conto che questo prezzo era caro solo perché eravamo troppo adagiati sugli allori. Perdere la pratica dell’occupazione non solo significa perdere la possibilità individuale di fare un certo tipo di vita, significa perdere anche le condizioni materiali per accrescere le nostre possibilità.

Un individuo può aumentare la sua capacità di essere incisivo nella realtà trovandosi in un gruppo e questi gruppi dove possono esprimersi al meglio, se non in un posto liberato? Oltre a questo, l’occupazione è un’azione di riappropriazione assolutamente praticabile anche da persone che hanno solo la stretta necessità di abitare, con cui magari iniziare a dialogare. Perdere la pratica dell’occupazione sarà l’errore più grande del nostro tempo ed innescherà una serie di reazioni a catena, liberticide e inarrestabili.

Per questo bisogna solidarizzare con ogni spazio occupato che sentiamo vicino. Ma con una solidarietà concreta, mettendoci in gioco in prima persona. Non basta esprimerla solo su blog e siti internet, le parole hanno valore solo se hanno riscontro nella realtà.

Ad oggi molti spazi occupati sono sotto sgombero e varie realtà non riescono più ad occupare: stringiamoci a loro e ricominciamo a tessere relazioni concrete, andiamoci a vivere e a sperimentare, non dimentichiamoci di respirare.

Domani sera ci sarebbe dovuto essere un concerto in un posto occupato per l’occasione, in uno dei tanti luoghi di Saronno che aspettano solo di essere presi e vissuti. Abbiamo deciso di spostare la serata, di portarla dove pensiamo che adesso sia importante esserci.

Domani saremo a Milano, in via Litta Modignani 66.

Ci vediamo in Villa.

TeLOS
Villa Occupata